La lavorazione delle castagne (2a parte): dalla calibratura alla selezione

Proseguiamo con la lavorazione delle castagne: ecco la seconda fase che riguarda tutti i processi dalla calibratura alla selezione.

Dicevamo che la lavorazione delle castagne presenta processi molto complessi che ineriscono più fasi. Dopo lo stoccaggio, arriva il momento della calibratura, che serve per separare i frutti secondo le loro dimensioni. Ci sono dei cesti con dei fori che presentano grandezze differenti e ruotando fanno scendere le castagne in dei canali appositi, che separano le castagne piccole da quelle medie e da quelle grandi.

In seguito, le castagne vengono divise in calibri e pezzature. Sono una sorta di unità di misura, come i bit per i byte del computer: in pratica, il foro è la pezzatura e il suo calibro il diametro. In pratica, per pezzatura di intende il numero di frutti presente in un chilogrammo di castagne.

In seguito, le castagne vengono ulteriormente lavorate in maniera industriale o tradizionale. Il metodo tradizionale è sicuramente quello più sano, genuino e interessante dal punto di vista culturale oltre che gastronomico. In base a questo metodo, le castagne vengono immerse in acqua a temperatura ambiente per un periodo compreso tra quattro e otto giorni. A contatto con l’acqua, le castagne sviluppano la fermentazione lattica con gli zuccheri: in questo modo l’ambiente diventa acido, il che mette in salvo le castagne da funghi ed è garanzia di buona conservazione anche per alcuni mesi. Inoltre, nell’acqua, le castagne si gonfiano e il calore che si sviluppa consente la diffusione dei gas della fermentazione.

Naturalmente, dopo essere state in acqua, le castagne devono essere asciugate, e l’asciugatura avviene per terra o in cassoni di legno per un periodo massimo di due settimane. All’asciugatura segue la selezione, che molto spesso avviene ancora con metodo manuale, il che consente di eliminare al meglio le castagne difettose o quelle che hanno pasciuto i vermetti. Ma ovviamente non finisce qui.

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